Storiella del tassista

Domenica, nel tardo pomeriggio a BA. Me ne devo andare, è tutto pronto, valigia grande e piccola. Una amica mi ha prestato un giubbotto pesante per la crociera. Tutti i miei amici di BA si sono offerti di ospitarmi quando a dicembre ritornerò. A casa di Federico, lui mi scatta un paio di foto sul balcone. Poi gli chiedo di accompagnarmi giù perché ho chiamato un Uber. Di sotto c’è il solito casino della domenica sera; una banda di tamburi batte e batte e batte come se fossero alla Bombonera e invece sono in mezzo alla strada. Uber non arriva. Passano più di 20 minuti e non arriva. Fede mi dice di annullare la chiamata, nonostante comporti un costo (che poi mi faccio rimborsare). Così con il mio amico host fermiamo uno dei tantissimi taxi gialli e neri. Salgo, e anche Fede dice al tassista di scegliere una strada veloce per il Retiro (distante 2,700 km, l’ho fatta a piedi decine di volte ma ora col valigione non posso). Partiamo; in effetti sono un po’ nervosa. Anche se mancano più di 45 minuti alla partenza dell’autobus per Cordoba, incomincia a salirmi una leggera ansia, non so perché. Intanto il taxi va a passo d’uomo, sempre fermo ai mille semafori. Continuo a pensare che a piedi avrei fatto prima. Il tipo, di cui ricordo solo i capelli bianchi, boffonchia qualcosa ma è ancora tranquillo e pacifico. Fa dei giri che mi sembrano strani, dicendo che ci sono delle strade chiuse per le Olimpiadi o per lavori. Il tempo passa. Arriviamo a un certo punto vicino all’Hilton e ci blocchiamo del tutto perché c’è un ponte chiuso; deve passare una barca, forse due, non si sa. Tutti fermi che suonano il claxon. Uno scende dalla sua auto a chiedere, e un altro tassista gli dice che si deve aspettare almeno 20 minuti. Ne mancano 35 alla partenza dell’autobus. Mi agito sempre di più, gli dico che perderò l’autobus, che è un disastro, che avrei dovuto andare a piedi. Lui dice che non sa cosa farci, che non c’è un’altra strada, io vorrei mandarlo a cagare, scendere e andare a piedi. Lui mi dice che tanto anche l’autobus sarà in ritardo, che c’è ancora tempo. Poi, esasperato, prende un’altra strada, praticamente fa un giro intorno ad una quadra, come chiamano qui gli isolati, con almeno 4 semafori e auto lentissime. Incomincia ad arrabbiarsi con me, dicendo che è tutta colpa mia, che sono io che l’ho fatto agitare con il mio nervosismo, che gli butto ansia inutilmente. Io zitta, mi prendo le offese zitta, quasi rassegnata. Lui continua a sgridarmi. Arriviamo con 5/7 minuti di anticipo. Scendo senza salutarlo e lo pago 240 pesos (lo stronzo). 

8 pensieri su “Storiella del tassista

  1. Con questo racconto ti sei convertita veramente in una porteña!!!!!
    Non può credere che ti sia accaduto tutto questo in una domenica…

  2. Sei stata ancora gentile. Ma come si permette di dire che è colpa tua… 😑 però ora che ci penso, come fai salire tu l’ansia… mi ricordo una seggiovia noi due e Bobby gol 😂😂😂😂

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