Da Punta Arenas alla Fine del Mondo

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Arrivo a Punta Arenas in un terso e ventoso pomeriggio da Puerto Natales. Ho veramente pochissimo tempo, una mezza giornata scarsa, per fare un giro in centro e farmi una vaga idea di questo avamposto cileno molto conosciuto, perché fulcro di scambi commerciali e di colonizzazione europea. Mi imbatto subito nella figura di Sara Braun, perché il Cimitero Central porta il suo nome. E scopro che è stata lei a donare il terreno alla città perché vi venisse edificato questo gioiellino, per gli amanti come me dell’arte cimiteriale, ma soprattutto per chi sa apprezzare la pace e allo stesso tempo l’energia che vi si respira. Qui ci sono dei begli alberi, o sono dei grandi arbusti, che sembrano dei barbapapa’ e tante tante storie come sempre, in questo caso testimonianze di molti slavi, ma non solo. Infatti Sara Braun Hamburger, che poi vedo essere anche la persona a cui sono dedicati centri culturali e palazzi (che prima erano di sua proprietà), è stata una giovanissima immigrata qui a 17 anni con la famiglia dalla Lettonia nella seconda metà dell’800, poi andata in sposa ad un ricco commerciale portoghese e, rimasta vedova, prodigatasi per la crescita e lo sviluppo di questa città che oggi conta 130.000 abitanti. Anche se Sara Braun è morta nel 1955 ancora oggi è giusto ricordare le sue azioni di beneficenza e non solo. Più di questo di Punta Arenas non posso dire se non che è una vitale città di mare. Il mattino successivo sono ripartita per un viaggio emozionante: ho attraversato a Punta Delgada lo Stretto di Magellano dove i due oceani si incontrano, e sono sbarcata nella grande isola della Tierra del Fuego, per metà cilena e metà argentina, centinaia di chilometri di pampas patagonica in questa isola veramente ai confini con l’Antartide: la mia meta, come quella di moltissimi qui, è la città più a sud del mondo, Ushuaia! Ho scritto come quella di moltissimi perché la città in cui risiedo per 4 giorni è particolarmente turistica e ricca di contrasti, almeno questa è stata la mia impressione. Innanzitutto ci troviamo di nuovo in Argentina, ed è giusto notarlo. È una città di circa 60.000 abitanti che si affaccia sul Canale Beagle a ridosso dei Monti Martial, quindi sia di Porto che di montagna, una città di confine senza avere confini. È vitale, con le migliaia di visitatori che tutto l’anno arrivano qui con le navi da crociera, o con l’aereo, o con l’autobus, o con le tante moto on the road per i rider amanti del genere. Ma è anche un posto dove le tranquille imbarcazioni nella Baia ed i massicci montuosi a ridosso, sempre innevati, spingono alla riflessione. Più o meno da qui, almeno nell’immaginario, inizia la mitica Routa 40, che attraversa per più di 6000 chilometri tutta l’Argentina, arrivando fino a Salta. Le tipiche case fueghine sono di legno e lamiera, con i tetti molto spiovente per la neve, ma ci sono anche palazzi moderni e baracche cadenti. Il grande Casinò sorge proprio di fronte alla piazza che ricorda la recente guerra delle Malvinas nel 1982 contro l’esercito britannico della Lady di Ferro, la Signora Margareth Thatcher. La famiglia che qui è stata determinante per lo sviluppo del sito si chiama Beban, e la loro casa costruita nel 1911 davanti al mare è diventata un Museo storico, dopo essere stata abitazione privata, negozio, banca, hotel. Oltre ai molti emigranti europei che qui hanno prosperano con il commercio (una prima colonia di 600 italiani è sbarcata qui nel 1948 con la spedizione guidata da Bossari) e costruito piccoli quartieri ora storici come quello del Barrio Historico Alte. Brawn, che mi ricorda tanto le casette dei militari a Cesana Torinese (non di certo bello), Ushuaia è anche celebre perché è stata la sede di un carcere molto duro, destinato ai criminali recidivi, con il quale nel 1896 si era inizialmente pensato di colonizzare la zona. Ho visitato il Carcel de Ushuaia y El Presidio Militar, le prigioni militari, insieme all’importante Museo Maritimo e a quello Antartico José Maria Sobral. Per ognuno di questi ho interessanti storie e notizie ma vi rimando ai miei prossimi racconti sul sito. Ushuaia. Città turistica e meditativa allo stesso tempo. La Fine del Mondo con il suo clima variabilissimo, le mille escursioni per turisti di tutti i tipi, la sua storia particolare di carcere duro e di avventurieri vari, offre uno scenario contrastante ma che si presta anche a grandi riflessioni. L’esperienza più entusiasmante l’ho fatta in una Scuola Sperimentale, Las Lengas, dove più di 150 bambini dai 3 agli 11 anni imparano la bellezza del silenzio e acquisiscono la capacità invidiabile di riflettere, e non solo.

2 pensieri su “Da Punta Arenas alla Fine del Mondo

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