Arequipa la blanca

Soggiorno in questa bella città del sud del Perù per quasi 15 giorni. È la seconda per importanza dell’intero Paese e prima di tutto voglio spiegare una cosa. Il fatto che sia chiamata la “ciudad blanca” e che addirittura su wikipedia questo sia attribuito alla particolare pietra vulcanica con cui sono costruiti molti edifici, il sillar, è un’informazione falsa. Arequipa è chiamata così perché nel 1700 era abitata principalmente da spagnoli ed altri coloni europei dalla pelle bianca, molto più chiara di quella degli indigeni. Ora ha quasi un milione e mezzo di abitanti a cui si aggiungono i numerosi turisti. Ha un centro storico meraviglioso e con una infinità di cose interessanti da visitare. Prima tra tutte il Monasterio de Santa Catalina, una città nella città, in cui il traffico caotico che ingorga e inquina non solo il centro, qui magicamente tace, attutito dalle spesse mura. Al suo interno una pace incredibile; stradine colorate dai nomi di città spagnole, chiostri curatissimi, portici, affreschi, piazzette, sono il contorno alle numerose abitazioni più o meno private delle monache. In genere sono case adornate di corredi sontuosi delle suore che provenivano dalle famiglie nobili. Ceramiche, pianoforti, fini oggetti di uso comune, dipinti, cucine attrezzate, dispense e cortiletti interni, sembrano contrastare con la vita austera, claustrale, fatta di preghiera, privazioni e punizioni fisiche che la regola imponeva. Eppure è così: c’è la lavanderia, il cimitero, una grande cucina comune, le aule dove le monache istruivano le bambine povere. Nel ‘700 è nell’800 questo monastero è stato il centro di numerosissime attività, molte beate vi hanno vissuto, ed oggi è un’attrazione turistica assolutamente imperdibile. Io soggiorno nel quartiere di Cayma, conosciuto anche come il “balcone di Arequipa” per la sua vista privilegiata su tutta la città e per il Templo de San Miguel Arcangelo. Con una piacevole passeggiata, passando dal Mirador de Yanahuaca, si raggiunge il cuore pulsante di Arequipa: la Plaza des Armas. Qui ci sono tre lati con imponenti portici e sul quarto si trova la maestosa Cattedrale con il suo Museo. Di seguito ci sono tanti complessi religiosi come quello della Compagnia del Gesù e quello di San Francisco e una moltitudine di chiese dalle facciate riccamente decorate, che ci ricordano costantemente la vocazione cattolica e la grande devozione degli arequipeni. E poi parchi e ponti in stile europeo come il Parque Selva Alegre e il Puente Bolognesi, che ricorda un po’ i ponti romani sul Tevere, o il Puente Grau. Mi piace molto in questo viaggio assaporare il clima delle città, immergendomi nella quotidianità, fatta di traffico strombazzante, di supermercati e grandi magazzini, di insegne luminose e degli immancabili venditori ambulanti e mendicanti. È anche per questo che Arequipa mi piace molto. Tra le altre attrazioni voglio ricordare la bellissima e molto curata Casa Museo del Premio Nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa, una visita interessante non solo per chi si appassiona alla letteratura. Anche ad Arequipa c’è nel Museo Archeologico, la mummia della giovane Juanita, ma io che ho già visitato quello di Salta, non me la sento di vederla. In questo lungo viaggio sto elaborando anche un mio senso estetico personale che è il frutto dei miei interessi e delle mie passioni, quindi sono molto più attratta dalla storia, dall’arte e dalla cultura che vanno dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi. I visitatori provenienti da tutto il mondo usano anche Arequipa come base di partenza per numerose escursioni tra cui la più famosa è quella del Canion del Colca: la faccio anche io in giornata, partendo alle tre del mattino. Vi si attraversano paesaggi unici fatte dai celebri, tipici e impressionanti terrazzamenti per coltivare in altura che si chiamano andes, di miradores dove si possono appunto ammirare i voli plananti dei condor, bagni termali, riserve naturali di alpaca, lama e vicune (vigogne), il tutto raggiungendo quasi i 5.000 metri di altitudine, attorniati da numerosi vulcani che costellano il paesaggio.

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