Il filo di Arianna 2021- n.14

Leonardo Roda (Racconigi 1868 – Torino 1933), “La montanina”

Giallo, casa, fatica, radici.

Cosa si sa fare con quello che si sa?

TITOLO (?)  IL VORTICE

Una sera di fine maggio Elisa si trova a mangiare una pizza con un gruppetto di pseudoamiche, conoscenze abbastanza superficiali. La pizzeria è grande, affollata ed ha un’illuminazione fredda e forte. Per caso e per scherzare una delle ragazze legge a tutte i fondi del caffè. Con fare cospiratorio di chi la sa lunga dice ad Elisa: “ La tua sarà un’estate molto impegnativa, intensa, di lavoro; ma lontano da casa, forse in un’isola.” La previsione alla giovane donna non dice proprio nulla. Però la mattina dopo trova un messaggio sul cellulare che le fa subito pensare ai fondi del caffè come ad una premonizione.

Elisa non sta attraversando un periodo brillante, si sente un po’ vuota, senza stimoli, ma quello che è certo é che non ha bisogno di un secondo lavoro estivo. Il suo  le piace, anzi dopo tanta fatica ha raggiunto l’importante traguardo di insegnare lettere in un Istituto Superiore, coronando cosí un sogno. Però quel senso di incompletezza, il desiderio di potere combinare qualcosa di più, di nuovo, la accompagna costantemente.

Il suo collega Alberto le propone di andare a dargli una mano in un baretto nell’isola di Vulcano, almeno per il mese di Agosto. Vitto, alloggio ed 8 Euro al giorno, cioè l’equivalente della pensione per il suo cane Giacomina. Per una serie di coincidenze si troverà sull’isola già il 25 Giugno. Farà ritorno a casa solo il 29 Settembre. Quei tre mesi per Elisa sono stati un vortice, una tempesta emotiva, una folgorazione. Ha quasi perso la nozione del tempo e dello spazio, il lavoro l’ha fagocitata e lei si è fatta inghiottire fino all’ultimo ossicino. In tensione costante, la fatica fisica e mentale che non si placa mai,  e l’adrenalina dei momenti di massima affluenza, che la lasciano stordita, obnubilata. Non riposa mai, non va in spiaggia, quasi non mangia. L’alcol la aiuta a stare in piedi e di notte non andrebbe mai a dormire, impegnata in lunghe discussioni con gli amici che adesso sono diventati una specie di  fratelli accomunati da  una passione quasi violenta; confidenze, sogni, paure, speranze, tutte le emozioni si amplificano. Elisa non vorrebbe che finisse mai.

Però finisce.

Quando torna a casa, a scuola, alle sue abitudini, vive una delle crisi più potenti mai provate. Una profonda depressione, insoddisfazione, tristezza le faranno compagnia costantemente. Le sembra di essere incapace di stare da sola, si sente inadeguata, inappetente. Le sue sono vere e proprie crisi di astinenza che riesce a placare solo se Alberto la chiama per andare a lavorare nei week end da qualche parte. Passano l’autunno, l’inverno e la primavera. Elisa sa che l’estate precedente è irreplicabile, ma non molla; tornerà sull’isola e continuerà a farlo per tutti gli anni successivi. Qualche seduta di analisi ed un blando stabilizzatore dell’umore la aiuteranno a prendere coscienza del fatto che certe esperienze si vivono una volta sola e ci lasciano come una patina addosso. La stanchezza fisica così come quella psichica passano con il riposo, spesso però proviamo un certo piacere nell’annullarci con la fatica, così anche il lavoro diventa un alibi per allontanarci da noi stessi, per non guardare nell’abisso.

 Tutto questo, Elisa ora l´ha capito.

Sono intervenuta sui tempi verbali, mi pare che la narrazione al presente sia la piú efficace a rendere il ritmo incalzante dello stato emotivo e psichico di Elisa.

É un bel ritratto, molto credibile e disegnato con affetto e distacco, allo stesso tempo.

Per il titolo penso a “Il vortice” o qualcosa del genere…Senza dubbio il tema é l´azione vorticosa e incessante, che crea dipendenza e impedisce di ragionare. Che ne dici?

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