Undici giorni a Lima

Arrivo a Miraflores in un caldo lunedì pomeriggio dopo un lungo viaggio in autobus da Cusco. Mi trovo in una enorme metropoli di 11 milioni di abitanti, un terzo della popolazione totale del Perù. Fa molto caldo ma Lima si affaccia sull’Oceano Pacifico e la brezza del mare rende il clima più piacevole. Certo è che in mezzo al traffico tentacolare la sensazione è del tutto opposta. Un gran caos, amplificato dalla assurda mania che hanno tutti, ma proprio tutti, di suonare il clacson con una rabbia ossessiva. I venditori di acqua fresca, gelati o di “marcianos”, cioè delle specie di ghiaccioli alla frutta in sacchetti di plastica stretti e lunghi, sono ovunque. Il distretto di Miraflores dove alloggio è una città nella metropoli: la più residenziale, ricca e turistica di tutte. Belle case, grattacieli luccicanti, hotel di lusso, centri commerciali molto chic come il Larcomar, parchi sull’Oceano come il Parque del Amor, ristoranti per tutti i gusti e le tasche servono uno dei piatti tipici, il cheviche di pescado o di mariscos, cioè un’insalata di pesce crudo macerato nel succo di lime e aromatizzata con cipolle, prezzemolo e altri profumi. Per raggiungere il centro storico bisogna percorrere in autobus la lunga Avenida Arequipa e ci vuole quasi un’ora per il traffico e i semafori. Prima di arrivare nella grande Plaza Mayor con la splendida Cattedrale, i soliti portici e i tanti palazzi come quello dell’Arcivescovo, mi sono fermata al Parque de la Exposicion dove c’è il Museo de Arte Italiano e il ricchissimo Museo de Arte de Lima (MALI). Ci sarebbe un elenco lunghissimo di siti di grande interesse in centro, ma mi limito ad elencare quelli che ho visto, solo i principali. Nella Plaza Mayor c’è l’imponente Palacio del Gobierno, la pedonale Jr. Ancash finisce con la Casa de la Literatura Peruana e assolutamente da non perdere sono la Iglesia e il Convento di San Francisco e la Iglesia e il Convento di Santo Domingo. L’elenco potrebbe continuare a lungo, ma io sono abbastanza stanca e preferisco riposare un po’ nel moderno Parque de la Muralla. Solo per visitare il Distretto di Miraflores ci vorrebbe una settimana. Io oltre a fare delle belle passeggiate lungo Avenida Larco, Avenida Pardo, e al Parque Kennedy, vado spesso a camminare sul lungomare che però qui è in cima ad un’altissima scogliera e l’Oceano con i numerosi surfisti si vede dall’alto, mentre si percorrono i parchi e si fiancheggiano tanti tennis club, hotel esclusivi con piscina e palazzi moderni con terrazze meravigliose che si affacciano su un panorama spettacolare. La povertà qui quasi non si vede e neanche si percepisce; i numerosi venditori ambulanti hanno una certa dignità e i tantissimi venezuelani che vendono caramelle urlando la loro miseria accompagnati da i numerosi bambini, pare che in qualche modo riescano a sopravvivere. L’estrema pericolosità di questa città che tutti mi avevano paventato, io non la incontro mai. Certo è che mi tengo alla larga dal distretto portuale di Callao e ovviamente dalle periferie disagiate. Quando si visita Lima quindi, oltre a suggerire Miraflores consiglio anche un giro a San Isidro, barrio residenziale e finanziario e soprattutto nel Distretto di Barranco. È l’antico centro balneare di Lima, perché è l’unico posto dove c’è la spiaggia di sabbia, veramente affollatissima ed il porto turistico. Barranco è un quartiere bohemien, pieno di bar e ristoranti tipici. Mi consigliano assolutamente di attraversare il Puente de Los Sospiros esprimendo un desidero e trattenendo il fiato: ovviamente accetto il consiglio e lo ripeto per tre o quattro volte perché non si sa mai. Sotto il Ponte dei Sospiri di Barranco non c’è un corso d’acqua ma una stradina piena zeppa di hippies di tutte le nazionalità che vendono collanine; questa strada porta alla spiaggia di Yuyos. Decido di passarci una mezza giornata, rigorosamente sotto l’ombrellone perché il sole è implacabile e soprattutto senza fare il bagno in questo Oceano che qui è calmo ma per i miei gusti è eccessivamente torbido. L’ultimo giorno lo passo ancora a Barranco al Museo de Arte Contemporanea, dove prendo parte ad una bella installazione: un’intera parete è occupata dalle fotografie dei numerosi visitatori, ed ora ci sono anche io. Saluto la meravigliosa famiglia che mi ha ospitato, saluto Lima e saluto il Perù, questo straordinario paese che non ho avuto il tempo e soprattutto la forza di visitare più a fondo, però quello che ho visto, le esperienze che ho fatto e in particolare le persone che ho conosciuto, mi hanno veramente cambiato la prospettiva e la visione sul mondo intero, senz’altro ampliandola in maniera esponenziale.

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