Il filo di Arianna n.7

UN MOMENTO DI GRANDE INCERTEZZA PRIMA DI UNA DECISIONE IMPORTANTE

La ragazzina è cresciuta in un ambiente affettuoso ma provinciale. I suoi genitori si sono sposati molto giovani e lei, che è la primogenita, ha passato molto tempo con i nonni materni. È venuta su bene, carina e determinata, da bambina diceva spesso: “punto e basta!”, per concludere i suoi discorsi. Però, chissà come mai, nessuno è riuscito ad infonderle quella fiducia nelle sue capacità, quella fiducia in sé stessa, che sarebbe stata fondamentale per affrontare le sfide della vita. Così , maschera la sua indecisione e le sue insicurezze, con una bella dose di “faccia tosta”. Soprattutto quando le dicono che una cosa non la può fare, dentro le cresce una voglia matta di smentirli. Quindi si può dire che tutte le sue scelte sono il frutto di grandi incertezze, grandi paure di non farcela, per dimostrare a quei genitori che non ci sono più (andrebbe chiarita quest´affermazione, dato che avevi solo detto che i genitori erano molto giovani e che lei aveva passato molto tempo con i nonni…”non esserci piú “ fa pensare ad una scomparsa piú radicale, o definitiva) che lei ce l’ha fatta.

PROVA A CONSIDERARE COSA SIA PIACEVOLE, COMODO, GRATIFICANTE AL MOMENTO DEL DUBBIO E DELL´INCERTEZZA. O QUESTO É VERAMENTE SOLO UNA FASE DI SOFFERENZA ED INSODDISFAZIONE, E PERCHÉ?

Senza dubbio esiste una componente di compiacimento, quando si ha paura di prendere una decisione. Ogni volta che sento dire da qualcuno, che avrebbe voluto fare una determinata cosa, per esempio un viaggio, ma che non ha potuto per una serie svariata di motivi, tutti inequivocabilmente riconducibili non alla propria volontà, le sveviane memorie mi fanno sorridere di fronte a questo sistema di autodifesa che noi esseri umani abbiamo elaborato per spostare all’esterno le nostre debolezze. Così per esempio gli “atti mancati “, o i malanni psicosomatici, ci vengono in soccorso nei momenti più opportuni. Credo che una delle cose giuste per affrontare la nostra inettitudine sia essenzialmente riconoscerla, poi condividerla ed infine sorriderci sopra con serena indifferenza.

Il secondo testo, dopo un po´di esercizio di pensiero parallelo alla scrittura fornito probabilmente dal primo, é sciolto e lampante nel suo senso (Svevo e Montale docunt, ma va benissimo perché il primo é citato in un aggettivo ed al secondo rendi omaggio con la chiusura, giusta)

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