Apollo e Dioniso

Il contagio dell’arte

Contributo di Giorgia

Libertà. Aveva una gran voglia di libertà, di liberarsi. Ma non sapeva bene cosa volesse dire: andare contro le regole? Ballare fino all’alba? Volare? Ribellarsi tutte le volte che le dicevano: “Questo non lo puoi fare!”? In quel preciso momento si accorge che ha anche una paura tremenda; della solitudine, della morte, del dolore, del disprezzo, di non riuscire a farsi capire. Forse la paura dell’abisso è più forte del desiderio di liberarsi. Ce la farà?

Oddio che paura! Qui ci trasformiamo, qui rischiamo tutti di finire in un burrone.

Mi sa che mi conviene scappare lontano lontano, forse così potrò raggiungere…cosa? Chi? Mia mamma, mio papà, la nonna Tilde. Ma sono tutti morti, sono finiti nel burrone buio buio.

Un filo di bava le scorreva dalla bocca, lo sguardo vuoto, le mani contratte in uno spasimo. Il suo corpo è diventato una prigione, piagata e maleodorante, dal giorno di quel terribile incidente. E tutti a dire e pensare sinceramente “grazie al cielo è sopravvissuta”, la vita è il bene più prezioso. Non per lei.

Ispirata dallo scritto di Gianmaria

La ragazza ballava e ballava una taranta come se fosse posseduta, una danza catartica, liberatoria. Non gliene importava niente di niente e diceva, si! Sono veramente io, eccomi: libera e bella.

Ma al risveglio non si poteva più muovere, era un fuoco vivo in un corpo morto. Un filo di bava le scorreva dalla bocca.

Scrittura creativa:

Un uovo sodo, anzi alla coque. Con la sua buccia liscia, da accarezzare. Però poi il guscio si rompe, l’albume sodo, bianco, in cui affondare il cucchiaino. E miracolo! Il tuorlo erutta, lava rossa infuocata, tutto da gustare.

Stimoli:

Nel burrone buio buio un po’ ci vorrei andare per vedere cosa c’è in fondo. Ma anche poi risalire come un secchio nel pozzo che viene tirato su da una carrucola. Ecco: essere l’acqua nel secchio che vibra, freme un attimo e poi viene bevuta fresca da labbra giovani.

Suggestioni:

La ragazza distesa immobile nel suo letto, con un filo di bava e le mani contratte, fissa con lo sguardo un punto lontano.

In fondo ai suoi occhi c’è l’abisso, il vuoto, il terrore. Ma ogni tanto un guizzo, uno scintillio, la fanno vibrare tutta. È il morso della taranta che l’ha fatta ballare tutta la notte.

Ho raccolto il filo di Claudia:

E l’uomo in più alla fine ce l’ha fatta. Mentre viene sommerso da una colata di cemento sorride.

Pensieri autobiografici:

Da bambina tutto ok. La nonna e il mare d’estate, i giardini e gli amici, gli amichetti, li chiamava la mamma.

Anche l’adolescenza non è stata male. Una grande voglia di Indipendenza e autonomia, qualche infatuazione, un grande amore.

La mia testardaggine mi ha fatto iscrivere a Lettere a Milano, nonostante avessi preso un diploma tecnico all’Alberghiera, di cui per lungo tempo mi sono vergognata.

Poi d’un tratto le tragedie e i drammi, mi fa male parlarne. Però proprio i grandi dolori mi hanno insegnato a vivere.

Prendo il filo da Maria Antonella:

Era tutto buio. C’era anche un inquietante odore di crisantemi forse, forse di incenso.

Nel mezzo della stanza il feretro giaceva immobile, ovvio, bianco, ceruleo, le labbra leggermente truccate di rosso. “Come è serena, sembra che dorma”. Dicevano le persone che entravano nella stanza. Però alla bambina seduta accanto alla nonna morta non sembrava affatto così. Ogni tanto guardava la fotografia accanto alla bara, sorridente e schietta. Poi la spinsero a farle un ultimo saluto: e proprio mentre si avvicina a quel volto di statua ecco che la nonna la riconosce, e le sue labbra rosse di rossetto si increspano in un sorriso.

Proseguo il mio racconto seguendo lo spunto di Maria Antonella:

Quel bel ragazzo probabilmente aveva Così parlò Zarathustra sotto il braccio solo per tirarsela un po’, e di certo aveva fatto colpo sull’ingenua provinciale che per il solo fatto di essere nel cortile del Filarete e non in una mensa aziendale a cucinare, si sentiva la persona più fortunata dell’universo. D’altronde anche lei aveva con sé i Canti di Leopardi solo per farsi coraggio. L’innamoramento fu improvviso, potente. Ma anche questi amori finiscono se non si trasformano e lasciano addosso uno strano senso di vuoto, di nostalgia.

Il ragazzo continua a farsi le canne con gli amici e non prenderà mai la laurea. La ragazza alla fine ha fatto pace con il mondo, a volte alza lo sguardo e tira un gran respiro.

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