Impressioni immediate a partire dall´osservazione del quadro di Picasso, I tre musici
Parola chiave “peloso”
Il primo impatto è deludente. Un collage infantile, carnevalesco. Guardo l’anno e il luogo in cui è esposto. Il 1921 mi fa solo venire in mente la nascita del PNF e del PCI in Italia. A New York non ci sono mai stata. Quindi mi dedico ai particolari: il primo è l’ombra del cane, però dietro i musici ci sono delle zampe, una coda e un pelo focato. Così tutti questi peli mi fanno andare alle maschere dei musicisti, tutte barbute o baffute. Comunque non riesco ad arrivare ad un significato ulteriore.
Faró di tutto per nascondere la veritá. E’ l’affermazione che più stuzzica la mia attenzione. Vi voglio raccontare il procedimento che uso per scrivere, tutte le sensazioni e le emozioni che provo. Innanzitutto trovo molto stimolante l’immagine di riferimento; il brainstorming quasi immediato, di getto, e la ricerca di una parola chiave che ne consegue mi permette di incominciare quasi come un rituale. Poi viene l’incontro tra di noi, che è sempre ricco, pieno di spunti di riflessione, di collegamenti con le nostre personalità, i nostri stili differenti ma sempre interessantissimi; affiorano ricordi, idee, prospettive. Mentre siamo insieme avrei voglia di scrivere, di sottolineare, di far venire a galla i pensieri attraverso le parole. Quando ognuno legge il suo lavoro della scheda precedente sono sempre curiosa, e quando terminate la lettura c’è quell’attimo di sospensione, in cui io resto sempre senza parole, perché siete tutti bravissimi ma soprattutto perché mi avete emozionato. Ho deciso di raccontarvi questo non per fare la solita sviolinata tra compagni di viaggio ma perché Luciana subito dopo la vostra lettura vi chiede quanto tempo avete impiegato per comporre i lavori: voi rispondete raccontandoci il tempo, l’impegno e in un certo modo la fatica che avete fatto; ecco, tutte queste cose si percepiscono benissimo anche nella lettura, la soddisfazione di avere fatto un bel regalo a qualcuno.
Luciana fa sempre bene a non chiedere a me quanto tempo impiego, perché sicuramente capisce che la mia scrittura è il frutto di uno stimolo immediato, quando incomincio a scrivere non seguo quasi mai un piano, un programma, una struttura, spesso non so neanche come concluderò il mio lavoro. Insomma, sono convinta che tutti ci sforziamo di nascondere i nostri pensieri profondi, perché spaventano prima di tutto noi, a volte nascondono dolore, e l’ultima cosa che si vorrebbe fare è farlo provare ai nostri lettori, figuriamoci ai nostri amici. Quindi si cerca di edulcorare un pochino la storia raccontata, magari con un sottile velo di ironia. Però l’effetto catartico rimane: quando rileggo le mie cose spesso mi commuovo, mi emoziono, perché sono riuscita a buttare fuori un po’ di quella me stessa nascosta. Quindi vi chiedo scusa, perché siete davvero pazienti ad ascoltare le mie parole in libertà. E soprattutto grazie a Luciana, perché secondo me riesce a fare un mezzo miracolo, una cosa che se la racconti non si riesce a capire, ma che voi di certo sentite.