Pensieri e parole n.5

La fattoria, Joan Mirò

Impressioni immediate a partire dall´osservazione del dipinto di Miró

Giochi di senso e anche senza senso abbinando le parole TERRA  e  MANO

Pachamama in Bolivia e anche in Perù una bellissima divinità che congiunge la Madonna alla Madre Terra. Ci sono molte rappresentazioni figurative: spesso è una gran donna con un velo colorato che la copre dalle spalle in giù, a volte è addirittura una montagna con in cima una testa femminile. Sotto il velo, all’interno della montagna, c’è tutto il mondo. Le nostre mani umane non sono all’altezza del compito.

Quella terra risvegliava in lui (lei) nuove sensazioni

Partendo da questo spunto mi è tornato in mente un breve racconto che ho scritto anni fa, partecipando ad un concorso letterario nell’isola di Salina. Non ho vinto il premio ma è stata una bella esperienza, anche solo per il fatto che ora lo posso condividere con voi.

CONCORRENTE N.22

TRACCIA N.1

Un terremoto sconvolge la tranquilla vita dell’isola.

Il paese cambia, lo stato d’animo pure. Paura e spirito di sopravvivenza, apatia ed ingegno per uscire dal dramma che sembra non aver colpito solo gli isolani. Inizia il viaggio verso il nuovo. Storie e visioni tra cronaca e fantasia.                                             

                                           L’ISOLA DENTRO

Chissà perché i terremoti vengono sempre di notte? Si sente come un tuono, un bubbolìo lontano, che poi ti arriva dentro, ti fa tremare le vene e i polsi e pensi: “’mo muoio”.

Era notte anche sull’isola, quella volta in cui niente sarebbe rimasto come prima, sconvolti per sempre gli equilibri apparenti, il sottile gioco delle parti che da anni durava, intaccando l’intonaco delle case e delle persone.

Vulcano, Isole Eolie, una sera qualsiasi di un qualsiasi anno. Settembre era arrivato come al solito, con le sue giornate sempre più corte, con i suoi colori accesi, infiammanti.

Quanta gente è passata, se ne è andata, è ritornata. Qui ci si sente a casa, per molti è così.

“ Ogni uomo è un’isola.” Questo è quello che lei sta pensando, “ Se poi ci metti anche un vulcano…”.

Avrebbe voluto andare a Capo Grillo a scrivere, avrebbe voluto fare un sacco di cose. Invece come al solito si era fatta prendere dagli eventi, dal lavoro che ti aiuta a non pensare troppo.

Ormai nella via del Porto alla sera non passa quasi più nessuno, è ora di salutare e di tornare al nord.

Respira a fondo e va a dormire per l’ultima notte nella sua stanzetta.

E’ proprio lì che sente il frastuono, i cani che abbaiano come impazziti, tutto trema.

“ O si esce o si resta immobili, o ci si catapulta in strada o il panico non ti lascai lo spazio neanche per respirare, come quella volta di tanti anni fa”.

Questa volta però un’energia nuova le sale da dentro, l’isola le sta dando una mano, il vulcano, lo zolfo delle fumarole.

Esce, non resta ferma come allora, corre, vola, si impenna, è fuori. Le piante grasse che di notte aprono i fiori sono ancora al loro posto. A sinistra il cratere forse fuma un po’ di più…ma probabilmente è solo una sua impressione. Adesso un gran silenzio ha preso il posto del latrato dei cani; “ la quieta dopo la tempesta”, pensa. E per la prima volta dopo tanto, tantissimo tempo, si sente coraggiosa, sente che qualcosa è cambiato mantenendo inalterato l’aspetto esteriore del mondo, dell’amata isola e di lei stessa. E’ come se un pezzettino del dio Vulcano le fosse entrato dentro, iniettandole una forza nuova, una consapevolezza diversa, una voglia di vivere e non di lasciarsi vivere, di nuovo la fiducia negli esseri umani che muoiono, ti tradiscono, non mantengono le promesse. “ Futtitìnne”, le dice spesso il suo compare vulcanaro.

Pensa proprio a questo mentre respira un’aria nuova. Si allontana dalla stanzetta e dai cactus fioriti, e anche se la guardi da dietro mentre cammina verso il mare, capisci che sta sorridendo.

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