MEMORIE DI SMARRIMENTI
La prima cosa a cui penso è la sensazione di angoscia e smarrimento che provavo da bambina quando in auto dovevamo andare in qualche posto nuovo e dopo alcune curve in un paesaggio sconosciuto, vedevo mio padre leggermente scombussolato che rivolgendosi a mia madre diceva: “Ecco, abbiamo sbagliato strada. Ci siamo persi.” Nessuna curiosità di vedere dove ci saremmo ritrovati, solo preoccupazione. Ma come? Avevamo una meta ben precisa, dovevamo arrivare per pranzo in montagna dagli zii, e adesso? Come faremo a ritrovare la strada giusta? Dovremo tornare indietro, faremo tardi, forse non arriveremo mai, costretti a vagare per i monti in eterno. Ma come hanno fatto a sbagliare strada?
Un altro episodio che ho ben preciso in mente è quando, sempre in auto e sempre bambina, ci siamo ritrovati avvolti da una nebbia così fitta, di quelle che oggi non ci sono più, che costringeva ad avanzare quasi a passo d’uomo in autostrada. Per colpa del nebbione il papà e nessuno di noi è riuscito a vedere il casello di Novi Ligure dove eravamo diretti, ci siamo trovati direttamente a quello successivo, forse Ovada. Mi è sembrata una distanza incolmabile, quella che abbiamo percorso in quell’atmosfera sospesa nel tempo e nello spazio. Magari in un’altra dimensione siamo ancora tutti e quattro là, che vaghiamo con la nostra Fiat 128, persi e dispersi.