Il filo di Arianna 2021- n.4


Roulotte Carricoche 1955 – Remedios Varo

Impressioni ed emozioni a partire dal quadro di Remedios Varo

IL VELOCIPEDE NELLO SPAZIO SIDERALE

Il calore della candela viaggiante su ruote, e, nel suo interno di chiesa , il suono di  un piano sembrano nascondere un mistero. E’ un cuore pulsante che si muove in un’atmosfera fredda , palpabile ed inconsistente allo stesso tempo. C’è una galassia di stelle che si perde venendo giù ed illuminando gli alberi stilizzati. Quello che sta fuori è in un modo, quello che sta dentro è in tutt’altro. Potrebbe essere questa la chiave di lettura il contrasto tra interno ed esterno,  per svelare il mistero?

IL CARRELLO-TENDA

E’ ancora buio quando si parte e c’è sempre un po’ di tensione tra mamma e papà. La macchina è stracarica, e noi siamo in quattro più il nostro cocker Pughi. Negli ultimi anni la famiglia si è munita di un carrello-tenda: lo si attacca con un gancio alla Lada Niva 1400, bianca con interni in velluto rosso, e si parte. Di fondamentale importanza sono i cuscini per poter continuare a dormire ancora un po’. Il viaggio durerà più di ventiquattr’ore, per attraversare  tutta l’Italia da nord a sud fino in Calabria. Quando incomincia a fare giorno le musicassette nell’autoradio sono una colonna sonora indelebile nella memoria: i Police, Lucio Dalla, la colonna sonora de Il laureato di Simon and Gurfunkel, Ivan Graziani, Pino Daniele ed altri ancora. Guida sempre il papà, che si è già abbigliato da spiaggia ed indossa gli zoccoli da mare solo quando ci fermiamo negli autogrill; ricordo i suoi capelli arruffarsi sempre di più con il passare delle ore. Ma il viaggio è già una parte della vacanza che ogni anno ci concediamo: un mese intero in campeggio. Grande soddisfazione ci ha dato negli ultimi tempi l’acquisto del carrello-tenda, cioè un accrocchio che si apre creando due letti matrimoniali ed un corridoietto con le cassepanche in mezzo che finalmente ci permette di dormire un po’ sollevati da terra. Infatti, i materassini gonfiabili che usavamo prima , in tenda,  si bucavano spesso, senza contare il fatto che quando pioveva era un disastro e si allagava tutto. Ora con il carrello-tenda abbiamo fatto un salto di qualità non da poco: ci siamo imborghesiti, anche sei miei restano un esempio lampante di come si siano evoluti i giovani comunisti dalla fine degli anni Sessanta alla metà degli anni Ottanta.

Il carrello-tenda è il simbolo di quei tempi per me: ero un’adolescente con tanta voglia di indipendenza, di affrancarsi dall’infanzia rappresentata dal dover dormire per terra in tenda. I fiorelloni arancione del tessuto che separavano  un letto dall’altro erano in linea perfetta con la mancanza di gusto dei “paninari” di quei tempi, che ballavano Wild boys dei Duran Duran e sognavano di ribellarsi ai genitori desiderando una vita patinata più vuota che mai. Era fastidioso persino il sacco a pelo che mi arrotolava come un salame, imprigionandomi, mentre io volevo essere libera.

Vivissimo ricordo, il tuo, Giorgia. E molto personale, dato che il carrello anziché darti un senso di libertá sanciva la tua dipendenza dalla famiglia ed il tuo adolescenziale desiderio di emancipazione, per la quale evidentemente non eri ancora pronta. Il tuo carrello-tenda sembra piú un peso, una zavorra, assieme ad altri oggetti significativi, come gli zoccoli, il sacco a pelo e i materassini bucati. Solo la musica, leggera, sembra evocare una possibile libertá.

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