Il filo 2022 n.1

La villa dei misteri, donna con velo e satiro, particolare, Pompei

ELOGIO della RISERVATEZZA

“SEMPRE CARO MI FU QUEST’ERMO COLLE”

Mi piace invecchiare. Guardo i ragazzi in classe, i loro sguardi più o meno attenti e più o meno persi nei loro pensieri. Hanno molta più vita di me davanti, però non riesco ad invidiarli per questo.

Di recente ho chiesto loro di mandarmi una foto del loro “ermo colle”. Giacomo Leopardi e la sua poetica del vago e dell’indefinito offre sempre favolosi spunti di riflessione, può risultare molto impegnativo lasciare andare l’immaginazione, è più facile nascondere piuttosto che svelare. I risultati sono stati:  gambe avvolte nella coperta, una bicicletta appoggiata ad un albero in un paesaggio montano innevato, una statua di Zeus in un giardino, una moto immortalata in cortile, una foto della campagna vista dal parabrezza di un’auto, un mobiletto del bagno con schiuma da barba e prodotti di bellezza.

La constante che mi sembra sia stata recepita è l’importanza dell’ ermitaggio (o eremitaggio), cioè della riflessione solitaria. Non saprò mai indagare nel profondo dei loro sentimenti e delle loro emozioni contrastanti, però capisco che in un modo o nell’altro hanno paura di qualcosa, difficile da identificare, difficilissimo da spiegare. Così ho deciso di provarci io, con un personaggio.

ERIKA, OVVERO LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO

Meno male che mi hanno lasciato tutti finalmente in pace. Posso buttarmi sul letto anche se sono le cinque di pomeriggio, avvolgermi le gambe nella coperta calda e stare da sola. Nell’ordine potrei chattare un po’, giocare a Candid crash, guardare qualche video su Tik Tok, ed alternare il tutto con delle sonore ronfate; inoltre ho sempre qualche dolorino che mi perseguita: un’emicrania sottile, il mal di pancia tipico del ciclo, sono spesso stanca. E’ inutile, devo essere proprio fatta male, tutte le opzioni escludono il saper stare da soli. Io non riesco a stare sola neanche quando lo sono fisicamente, assorbo come una spugna tutte le ansie e le paranoie di mio padre che ha perso il lavoro perché ammalato ed è sempre incazzato. Mia madre, non ne parliamo… da quando si sono separati è un continuo rinfacciare, un astio profondo mascherato da buoni sentimenti. Eppure io voglio loro un bene dell’anima, sono il mio mondo, non riesco nemmeno ad immaginare la mia esistenza altrimenti. Così ho deciso di fare finta di niente, intanto, nessuno può capirmi…Persino quando dormo faccio dei sogni paurosi ed angoscianti: devo scappare ma non riesco a correre, mia sorella sta per morire, mi guarda con gliocchi disperati ed io non so che fare, e poi cado, scivolo sul terreno fangoso e non mi fermerò più, sarà una caduta eterna. So che quando la caduta finirà io mi sfracellerò al suolo e sarà tutto finito, ma la fine non arriva mai. Mi sveglio tutta sudata e piena di spavento. Domani non ce la posso fare (non riuscirò) ad andare a scuola.

Giorgia, questoeremitaggiosembra proprio disperazione.

Nellavoce di Erika si coglieiltuo punto di vista (nelleparoleevidenziate in verde), ovvero di chiscrive e non del personaggio.

A prima vista, mi sembra che tu non sia abastanza staccata da lei per raccontarla, se non in questo modo un po´confuso( cheperópotrebbe anche essereintenzionale da parte tua).

Suggeriscodelledomande: cosa haivolutoraccontareesattamente? La solitudine di un´adolescente? Ilsuobisogno di isolarsi? Iltuodisagionelcapireglistatid´animoprevalentineiragazzi, di smarrimento e indifferenza?

Forsetuttoquesto.Ma le voci si confondono. Non ti sembrapreferibile separarle?Sarebbe anche bello e utile un cenno a Leopardi…

Carissima Luciana, come sempre hai perfettamente ragione, soprattutto nel fatto che non sono riuscita ad “eclissarmi” come Verga, il mio punto di vista e quello di Erika si sono mischiati e l’effetto risulta confuso. Dici che potrebbe passare come intenzionale? Probabilmente sia io che Erika non abbiamo le idee chiare e quindi siamo riuscite a fare un “papocchio”.

Ho provato a sistemarlo leggermente, ma mi rendo conto che questa “ciambella non è riuscita con il buco”. Anche i tuoi suggerimenti sul pormi delle domande precise quando provo a scrivere mi sono stati utili.

A quanto pare alla mia energia ed entusiasmo per i tanti stimoli che ci dai non sono riuscita a far corrispondere un buon lavoro. Sai bene anche tu che non mi perdo d’animo e che anzi i tuoi appunti sono sempre preziosi.

E poi ti ringrazio per le immagini che ci hai mandato: chissà come mai non è saltato fuori il grandioso Cristo velato di Giuseppe Sanmartino che ho avuto la fortuna di ammirare di persona e che suscita tante emozioni (un velo di marmo, pazzesco!).

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