Il filo 2022 n.3


La Conversione di San Paolo (o Conversione di Saulo) è un dipinto a olio su tela realizzatonel 1601 da MichelangeloMerisi da Caravaggio, dettoCaravaggio (Milano,1571-Porto Ercole, 1610), conservatonella Cappella CerasidellaBasilica di Santa Maria del Popolo a Roma.

IMPRESSIONI A PARTIRE DAL DIPINTO DI CARAVAGGIO

Il culone del cavallo. La bestia che sovrasta l’uomo. La fronte rugosa e il naso rosso di quello che tiene le briglie, i suoi polpacci, le vene. L’azione di proteggere Paolo è inutile, superflua. Il pericolo non sono gli zoccoli che potrebbero schiacciare la vittima, ma è qualcosa che viene da fuori, una folgorazione appunto. Paolo è bello, ricco e completamente sottomesso da un’estasi che lo può annientare. Abbandono di fronte alla minaccia.

IL BUCO

Christiane è giovane, magra, trasandata e ha i capelli lunghi, dritti e biondi. Gli occhi sono due spilli vuoti e bui. Ogni tanto si gratta e cammina in un modo strano, come se rimbalzasse. Christiane è quasisempredolorante, ha tremori e male a tutte le ossa, nausea, la testa sembraesploderle. Da quando apre gli occhi la sua mente è completamenteinvasa da un único, lacerantedesiderio: farsi un buco.

Quando riesce a procurarsi la roba, in qualsiasi modo, prostituendosi nei cessi della stazione, rubando, mentendo anche e soprattutto a se stessa, diventa tutto molto frenetico: il laccio, il cucchiaio, l’accendino, qualche goccia di limone, se c’è, e poi lo sfrigolio promettente tra le mani che le tremano.

Nell’attimo in cui l’eroina le arriva in vena, quelle vene livide e fragili come carta velina inzuppata, un’esplosione di luce e di calore avvolge Christiane in ogni singolo poro, facendola fluttuare e sprofondare allo stesso tempo. Lei si lascia andare, e la caduta sembra eterna, infinita, piacevole. Tutti i muscoli del corpo si rilassano, fremono e poicedono di nuovo. Anche gli organi interni si abbandonano ad un orgasmo che Christiane vorrebbe infinito, è disposta anche a morire per questo sballo che la fa scomparire dalla faccia della terra, senza problemi, senza rotture di coglioni, senza dolore.

Qualcuno la chiama a ragione la morte dolce.

Ed è così che la trovano in una grigia e umida mattina in un sottopassaggio accanto ad un paio di lattine e ad una pozzanghera sporca in cui galleggiano mozziconi di sigaretta e cartacce.

Un testo convinto e convincente, complimentiGiorgia. Tanta realtá (ilsoggetto) e tanta compassione( latua) non possonoessereindolori e dunque é comprensibile la tuasofferenzanelloscrivere. Mailrisultato é una piccolapietrapreziosa, di scrittura e di umanitá, almeno a miogiudizio. Ed é un tributo a tantisfortunati, un gesto di pietá.

Neisuggerimenti, ho solo intesopotenziare lo stile lapidario.

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