IL DRAGO IGNORANTE
Avrei voluto chiedere un po’ in giro alla gente di descrivere il loro drago ma poi ho pensato che mi avrebbero presa per pazza e ho lasciato perdere, anche se credo ancora che sarebbe stata una buona idea.
Quindi descrivo il mio. E’ grande ed ingombrante, per niente agile, non sa muoversi con destrezza, è impacciato nel suo corpaccione rugoso, la pelle come corteccia degli alberi. Le zampe anteriori e posteriori servono solo per lasciare enormi orme nel terreno, non ha i pollici opponibili e questo è il primo segno della sua incapacità a vivere o per lo meno a modificare la realtà che lo circonda volontariamente. Comunque le zampone sono quattro.
Il muso, pur essendo fornito degli organi sensoriali come il nostro, ha nell’insieme un effetto di spavento, inquietudine, paura, ma non si capisce se è quello che sta provando lui o è quello che prova chi lo incontra.
In sostenza è un drago che non sa di non sapere, un drago ignorante. Non sa del fuoco che gli ribolle dentro, non sa di essere pericoloso per sé e per gli altri. Con una semplice fiammata può incenerire un intero villaggio ma non ha mai usato consapevolmente le sue armi. Come quasi tutti noi e come la natura matrigna da cui siamo stati creati, il drago non solo ignora il suo potere, ma è del tutto indifferente ad esso.
Con la sua andatura incerta ballonzola sulle zampacce che si ritrova, ogni tanto si ferma, sposta il suo sguardo di brace intorno, prende fiato, e con la naturalezza di un bambino esala una lingua di fuoco lunga e sottile che sibila come una freccia rossa.