Il filo 2022 n.12

Mano con sferariflettente, nota anche come Autoritrattosu uno specchiosferico é una litografia dell´artista olandese M. C. Escher, realizzata per la prima volta nel gennaio 1935.

Angoscia. Imprigionata come un pesce in una palla di cristallo. Le sbarre alla finestra. Sono io che mi guardo da fuori mentre una collega di Napoli mi racconta che ha votato “Italia Exit”, che l’Unione Europea fa schifo e che siamo diventati tutti più poveri. Malessere, confusione, frustrazione.

Ana allo specchio: oggi con questi occhialoni riesco a vedermi proprio bene. Certo i capelli sono troppo fini, il volto più scavato di un tempo, ma è come se la mia consapevolezza ed estrema razionalità mi dessero più forza, le labbra si stirano in una specie di sorriso e creano due fossette alla loro estremità, gli occhi si addolciscono e mi rasserenano.

TUTTA ARRUFFATA

Questa mattina non vuoleproprio saperne di svegliarsi e di incominciare una nuova giornata. Si guarda allo specchio del bagno che le rimanda l’immagine di una donnaassonnata e stanca, non più giovane ma non ancora anziana. Fuori è ancora buio e lei ha circa un’ora per prepararsi prima di andare in azienda e timbrare il solito cartellino.

Sbadiglia. Subito dopo qualcosa sul viso attira la sua attenzione. Non sono le profonde occhiaie, neanche le sempre più estese macchie sulla pelle e neppure il collo che si raggrinzisce. Si incanta ad osservare l’iride dell’ occhio destro che sembra avere una pagliuzzadorata. Prima non c’era. Quella piccola scheggia dentro di lei la incuriosisce e le suggerisce di avvicinarsi sempre più allo specchio che è inspiegabilmente diventato un imbuto . Ne viene risucchiata: è caduta dentro quel mondo d’oro rovesciato, la pelle le è diventata un vestito incandescente, è diventata poesia.

Si trova nel paese delle meraviglie di una Alice qualunque, quasi vecchia, e l’unica cosa che sa è che deve scappare. Ma in quel prato giallo infuocato le gambe non rispondono, è come se qualcuno o qualcosa la tenesse prigioniera, la avviluppasse con le sue spire. Ora sente di avere le piume arruffate di una gallina da cortile reduce dall’ennesimo scontro per affermare la supremazia nell’aia. Quell’altra, la sua rivale,  proprio non riesce a sopportarla: si sonobeccateripetutamente, sbraitando in una nuvola di polvere; tra un battibecco e l’altro si scrutano a distanza, indispettite e baldanzose. Chissà perché quella gallina vecchia le da così fastidio? Sono davvero incredibili gli incontri che si possono fare in questo mondo fantastico, tutto dentro quella pagliuzza dorata nell’occhio destro. Però adesso sarebbe meglio uscire di qui: deve prepararsi per andare a lavorare.

Come può fare? Da che parte deve andare? Di certo quell’antipatica gallina non la aiuterà. E così continua a scappare, tutta arruffata.

Bellissimo, Giorgia, perché immediato e di grande vitalitá. Un piccolo testo prodotto in poco tempo che peró riassume tanta concentrazione e consapevolezza del sé ( il tuo). La frasela pelle le è diventata un vestito incandescente, è diventata poesia” rivela un esercizio dell´immaginazione che, anche se a te sembra scontato, é frutto di letture e pensieri che maturano nel tempo. La storia di questa donna-gallina meriterebbe di continuare…e comunque é liberatoria, per illettore.

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