Campo aperto n.8


Nino Migliori, “Il tuffatore”, fotografia in bianco e nero, 1951          

BIANCO E NERO

Caldo e atmosfera sospesa. Mi fa venire in mente “L’isola di Arturo”, quello sopra che si tuffa è il perfido padre di cui ora non ricordo il nome (William Gerace?), quello sotto con la testa chinata è Arturo con il nome di stella, bagnato, il ciuffo che penzola come una bandiera senza vento. Sta pensando: “Come sarebbe bello se Immacolatella fosse qui con me…”

DOMANDE PER GLI AMICI DEL FILO

Laura: Eri arrabbiata mentre scrivevi? Puoi spiegarmi cosa intendi per meschino?

Raffaella: Mi piacerebbe sapere di più dei due personaggi che si incontrano: sesso, età, ecc.

M. Cristina: Ma perché è un paese costantemente in guerra?

Francesco: Prima mi hai fatto venire in mente Non ci resta che piangere, poi mi hai incuriosito e vorrei sapere di più del terrificante museo di fallimenti dei personaggi. Mi sembra un buon inizio, ma solo un inizio.

VIVERE HO VISSUTO

Si chiamava e forse si chiama ancora Bianca. Sally non l’ha mai conosciuta (ora Sally tira una riga ( e cosí scopriamo che Sally scrive…in terza persone su sé stessa…?) sul nome vero ( di chi? di Bianca?) e ne scrive un altro di fantasia).

Nel periodo in cui ha vissuto ad Alexandria è stata in un grande appartamento arredato alla moda egiziana con divani damasco ed oro, massicci mobili di ebano intarsiato, bagni splendenti, specchi d’argento e persino la Jacuzzi. Ora al suo posto c’è una famiglia di indiani e Sally cerca la presenza di Bianca in quelli che sono stati i suoi luoghi ed oggetti ; chissà se Mr. Mohab potrà esserle d’aiuto?

Ma c’è stato un precedente, all’inizio di febbraio, nella grotta dove il monaco eremita San Antonio aveva deciso di isolarsi in preghiera nel 300. La leggenda narra che un corvo gli portasse un dattero con cui nutrirsi. Per arrivarci, bisogna salire quasi cinquecento gradini in mezzo al deserto roccioso. Sally non sale da sola, c’è l’amica di Bianca, che ora è diventata sua amica, in questo folle e non troppo faticoso volo; la persona che le ha unite non ha mai salito queste scale, altri più mirabolanti universi hanno accolto i suoi voli pindarici. Entrambe ora salgono in silenzio, entrambe hanno la testa piena di domande e il cuore pieno di emozioni, perplessità che a volte diventano paure, addirittura ansie. Un muto pellegrinaggio alle due di pomeriggio.

Dentro la grotticella succede qualcosa: non è il senso claustrofobia, non sono il buio, il percorso stretto e augusto. Non è neanche il misero altarino in fondo e nemmeno il giovane seduto a terra con le ginocchia al petto, raccolto in una silenziosa preghiera e di cui Sally non si era accorta, che solleva il capo e le guarda con un timido sorriso.

Lì succede qualcosa: uno scambio di anime e di energia potente, lì si parla senza parole, si comunica, si entra in contatto con una forza superiore. Un saluto, un abbraccio senza braccia. Sally sente nel suo profondo che lei, che Bianca le ha lasciato un compito da svolgere e che non è da sola.

C’è ancora tanto lavoro da fare.

Testo intensissimo, cara Giorgia, coinvolgente, faticoso da scrivere (immagino) e inquietante da leggere.

Se sei d’ accordo suggerisco di dare tempo, spazio e ritmo ( lentezza) ad ogni frase. Il rischio é precipitarsi e generare confusione ( delle parole e della sintassi, ma anche emotiva).

Sei su una bella strada, difficile e molto creativa. Abbi pazienza e cerca di districare ogni idea, ogni elemento seppur minimo, ogni sensazione. L’ effetto é godibile, il risultato va messo in valore. Coraggio!

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