Il filo di Arianna n.3

IL FILO DI ARIANNA

SCHEDA N.11

A COSA MI PIACEREBBE AGGIUNGERE UNA META’ PER COMPLETARLA?

Ad una giornata un tramonto di fuoco, ad un romanzo un finale da urlo, ad una vita tanti affetti, un’amicizia a cucchiaio di quelle su cui puoi sempre contare, che ti avvolge e che si incastra perfettamente.

LA META’ NASCOSTA DI…

…una vita. Non è detto che si debba sempre essere in compagnia, con centomila cose da fare, con grandi responsabilità, per dirsi degli esseri umani completi. La metà nascosta di una vita non vuol dire che sia segreta e tanto meno che vada sbandierata ai quattro venti per farci credere di essere a posto. Anche questa parte che è fatta di bellissimi momenti di solitudine, letture, introspezione, grandi danze in casa, ci deve illuminare di una luce che poi portiamo in giro, che comunichiamo naturalmente, che condividiamo.

IL RICORDO DI UNA GIORNATA ALL’APERTO

Ricordo di una intera giornata in campagna. Io sono una bambina delle elementari, i miei mi hanno accompagnato da due zie, madre e figlia, Lusiot e Santina, in un piccolo paesino dalle mie parti che si chiama Stroppiana. Le zie mi sembrano vecchissime, anche se sicuramente non lo sono ancora, indossano dei vestiti da lavoro, degli “scusal” nel nostro dialetto, cioè grandi grembiuli, di scarpe neanche l’ombra, solo zoccoli di legno, lo zio Giorg, il padre della zia Santi, li indossa con la paglia dentro. La loro casa è per me l’essenza stessa della vita in campagna quarant’anni fa. Si entra in una piccola corte attraverso un arco in muratura, a sinistra c’è una stretta stradina sterrata, da un lato in un recinto razzolano le galline ma al suo interno si trova anche una minuscola stalla dove gli zii tengono i maiali. Ricordo benissimo la preparazione del loro pappone in un grande secchio, un intruglio di pane duro, scarti di verdura e acqua, il tutto rimescolato con un grande bastone di legno, come le pozioni delle streghe. Fuori c’è anche la tipica fontana di pietra nelle case di paese, che hanno l’acqua corrente da poco tempo; da queste per fare uscire l’acqua bisogna pompare da una grande maniglia di ferro, io mi diverto tantissimo facendo quel gioco. Dietro il cortiletto delle galline e la stalla dei maiali, c’è un orto complicato, con verdure per tutte le stagioni, ma io a quello non mi sono mai appassionata molto . L’intera esistenza delle zie si è svolta quasi completamente in questi pochi metri quadrati, la zia Lusiot si vanta di conoscere solo il mare a quadretti delle risaie. Anche se l’abitazione è grande e su due piani, praticamente loro stavano sempre nella prima stanza, cucina con la stufa a legna che da noi si chiama “putager”, un tavolo in centro, alcune sedie, un divano e un mobile in legno. Anche se mi sono fermata alcune volte a dormire da loro, l’accesso alle camere da letto, solo rigorosamente per la notte, mi riporta un gran freddo e un materasso in lana altissimo, da scalare come una montagna. L’essenza stessa della vita in campagna per la me stessa di allora è fatta di latte appena munto con uno spesso strato di panna sopra, di odori forti di fumo, muffa, animali e la loro cacca, paglia secca, fiori e piante selvatiche, salami appesi ai ganci del soffitto.

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