Pensieri e parole n.4

Gianlorenzo Bernini, Apollo e Dafne

Emozioni e libere associazioni di idee a partire dall´osservazione del gruppo marmoreo di Bernini “Apollo e Dafne”

Parola chiave movimento.

L’allusione credo sia al sentimento d’amore o attrazione, l’eros sfrenato che non risparmia la divinità, fino a farlo diventare un ragazzino voglioso, con dei capelli meravigliosi. La ninfa meno divina e più terrena che fugge, che si trasfigura anche nell’espressione e che preferisce diventare alloro. Quelle foglioline che crescono sembrano veramente muoversi verso l’alto nel candido marmo. Altroché panismo dannunziano!

Te la senti di scrivere un tuo personale elogio della fuga?[M1] 

“Rimaneva impassibile come una statua”. Quando la nonna la sgridava bonariamente, minacciandola che se avesse esagerato a stringere le gambe in quel modo compulsivo, mezza sdraiata in poltrona e facendo finta di guardare la televisione, con il tempo, da grande, poi le sarebbe venuta una malattia che si chiama cistite, e sarebbe dovuta correre a fare pipì ogni secondo, con bruciori terribili. Niente, lei non le rispondeva neanche, come se non l’avesse sentita parlare, con le guance arrossate, leggermente affannata.

Così elaborava una sua personale strategia di fuga dal senso di colpa, di inadeguatezza, di non essere capace a fare qualcosa, di non esserne all’altezza, di non potere.

Fin da piccola, ma anche crescendo, forse soprattutto crescendo, una serie di regole e rituali di reazione che le permettessero di uscire fuori da una gabbia, di ribellarsi a qualcosa che comunque non sembrava così malvagio, anzi a volte riusciva ad apparire persino seducente. Un futuro tutto da costruire e tanta paura di farlo, è molto più rassicurante affidarsi ai suggerimenti delle persone che ci vogliono bene.

Fondamentalmente voleva solo scappare via da sé stessa, in maniera educata, senza disturbare od offendere le sensibilità altrui, rivendicando la propria unicità. E alla fine, mentre fuggiva correndo da questa bella immagine che sembravano averle costruito addosso, con un gran fiatone e le gambe stanche, voi non ci crederete, ma si è proprio ritrovata! Non è più, anzi forse non lo è mai stata, di quella “bellezza statuaria” tanto cara ai clichè. Il tempo e la gravità l’hanno appesantita, le rughe e la pelle grinzosa la solcano come un deserto, anche la vista non è più quella di una volta, ma a furia di scappare è arrivata ad un traguardo enorme: ha raggiunto la consapevolezza di esistere, e che questa esistenza può non essere male per niente.


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