IL VIAGGIO DELLA VITA          Giorgia Santamaria

Che il viaggio sia la metafora della vita è risaputo.

Nel mio caso però quello che ho fatto è stato un po’ particolare. A cinquant’anni, con le mie radici ben piantate a Vercelli, con una quotidianità fatta di amici, interessi e soprattutto un lavoro che amo, ho comunque deciso che fosse il momento giusto per partire. E l’ho fatto: otto mesi di aspettativa da scuola (faccio l’insegnate di Lettere presso l’Istituto Alberghiero di Cavaglià) e un biglietto aereo di sola andata per Buenos Aires. Dall’ Argentina all’Uruguay, dal Cile alla Patagonia e la Tierra del Fuego, poi Bolivia, Perù, Colombia. Poche parole non basterebbero per descrivere la meravigliosa esperienza per cui chi fosse interessato può gironzolare sul mio sito-blog Il viaggio di Gio.it.

Quello che qui desidero sottolineare è il fatto che non sia necessario voler scappare da qualcosa per affrontare delle prove del genere, ma chi sente davvero un’esigenza, una spinta emotiva come l’ho sentita io, deve comunque provarci ed affrontare la vita e il viaggio così. E’ il rischio del rimpianto quello più pericoloso.  Quindi per me da sola in un continente sconosciuto ma affascinante è stato un continuo inanellarsi di avventure indimenticabili, nuove e grandi amicizie, potenti paesaggi che ti annichiliscono per la loro bellezza, uno fra i tanti il Glaciar del Perito Moreno, metropoli caotiche da cui sono rimasta letteralmente folgorata, ed è stato tutto perfetto.

Concludo col dire che la vita e il viaggio non sono una passeggiata e nemmeno una vacanza, ma questo credo che lo sappiate già. Come il poeta Kavafis bisogna augurarsi la via sia lunga, colma di vicende e conoscenze. Ricordarsi da dove si parte e avere anche il desiderio di tornare a casa, perché la nostra Itaca, anche se umida, nebbiosa e piena di zanzare ha sempre un fascino irresistibile.