Campo aperto n.3

Felice Casorati, “Ritratto di Silvana Cenni”, 1922, Collezione privata, Torino

Una donna in croce, in croce e divisa in due, spezzata alla vita in due.

Un busto marmorizzato, mi ricorda Ipazia che ha studiato troppo. Non le interessa quello che c’è fuori ma quello che le sta dentro. Mi fa un po’ paura.

E POI FINALMENTE IL MARE

Il mare verde, blu e bianco, a scaglie. Sally quando lo intravede tra le stradine strette dei palazzi di Alexandria ha prima un sussulto, poi si abbandona ad un senso di pacificazione che la rinvigorisce. Le piace camminare e guardarsi intorno. Guarda tutto, è come se si nutrisse con il senso della vista.

Come l’altro giorno quando ad El Alamein è stata folgorata dal bianco abbagliante del Sacrario dei Caduti Italiani, una torre perfetta ideata, progettata e realizzata da un abilissimo architetto ed ingegnere veterano di guerra. Si riesce a scorgerla da molto lontano, quando sulla superstrada ad otto corsie, da una parte e dall’altra grattacieli, resort in costruzione e parchi acquatici disegnano un nuovissimo paesaggio del futuro ancora tutto da realizzare, un progetto ambizioso in cui  l’unica certezza è il meraviglioso mare sulla destra all’ arrivo, sulla sinistra quando Sally ritorna a casa ad Alexandria.

Nella torre bianca visibileda molto lontano i morti sono diventati migliaia di anime santificate, eroiche, piene di onori. Eppure Sally continua a sentirne il lamento straziante nelvento che si infila tra gli interstizi delle vetratee tra i piccoli lucernari (?) che la inondano di luce, rivendicando sofferenze strazianti ed una sostanziale, generalemancanza di senso.

Nei paraggi ci sono anche il teutonico e rigoroso Cimitero Tedesco con l’obelisco nero al centro, in segno di protezione, e quello ordinato Britannico che si estendecon le lapidi di giovani di tutti i Continenti del mondo, puntinato da qualche sparuto albero di mimosa con i pochi fiori gialli che ormai si stanno spegnendo e da siepi di bouganville con i loro fiori rosso sangue.

Sally ci cammina in mezzo come per un pellegrinaggio, ci sono migliaia e migliaia di vittime di tutti gli schieramenti, quelli che hanno vinto e quelli che hanno perso, le loro ossa sono ancora disperse nel deserto, mischiate eternamente tra loro. Diversi modi di celebrare la morte con l’ intento di  santificare, rendere eroi, mitizzare i senza nome, rendere noti ( come? a chi?) gli ignoti.

Sally sa qual è la sua missione: camminare veloce e riempirsi di memoria, forse lasciare lì qualcosa.( cosa intendi? L’ unica cosa da lasciare è una preghiera, un pensiero…)

Nel suo cuore di Sally nessuna croce manca.( di dov’ è Sally? E comunque ha letto Ungaretti…)

La torre del sacrario mi ha subito fatto pensare alle torri del silenzio dei persiani.

Il bianco del sacrario e delle ossa, bella associazione cromatica: la torre evoca un osso gigantesco, dal colore, almeno.

Stavolta ho messo un po’ mano, forse troppo, al tuo testo. Vedi tu, Giorgia. Solo le annotazioni in corsivo sono commenti, il resto sono suggerimenti di modifiche o chiarimenti. Ma forse vado oltre il tuo pensiero, e questo non andrebbe bene.

Speriamo che Sally cominci presto a raccontarci qualcosa di lei! Per ora sappiamo solo che è diversa e fuori da tutto

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